L’esperienza del lutto, della perdita e degli eventi traumatici segna la vita di ognuno di noi: c’è un ‘prima’ e un ‘dopo’ l’evento nei nostri racconti e nel nostro modo di pensare alla vita.
Spesso ci accorgiamo di non essere preparati ad affrontare questo ‘dopo’ con il suo carico di dolore. Oggi abbiamo studi che dimostrano che gli effetti di questi eventi a breve e a lungo termine possono andare dalla sofferenza intensa e visibile a tutti ad un apparente buon adattamento o mancanza di reazione, seguito da un aumento di difficoltà o vere e proprie malattie psichiche e somatiche: ad esempio difficoltà di concentrazione, depressione, malattia cardiovascolari, e altre condizioni mediche negli anni successivi.
E’ stato verificato statisticamente che la maggioranza delle persone viene esposta almeno una volta a situazioni minacciose per la vita o che comunque rientrano nella definizione di “Traumatiche” anche nella ristretta accezione del DSM-IV (il 50-60% degli statunitensi è esposto a stress traumatico, ma solo il 5-10% sviluppa PTSD)
Allo stesso modo è scontato che, andando avanti nel corso della vita, tutti siamo esposti alla perdita di persone importanti quali le figure di attaccamento di vario tipo (genitori, parenti, coniuge).
La ricerca attuale si sta occupando molto, ed in modo in parte nuovo, degli esiti di queste esperienze. Chi subisce lutti e traumi reagisce in modo diversificato e può essere schematizzato secondo quattro prototipi (rappresentati dalle 4 curve della figura) che sono certamente una semplificazione delle infinite possibili sfumature individuali:
- Cronico: sofferenza acuta (ansia, pena = distress) dalla quale le persone non riescono ad uscire
- Recupero (o Guarigione = Recovery): Sofferenza meno intensa e per un periodo più breve
- Ritardato (Delayed): disagio moderato, pronto recupero ma seguito da problemi di salute o in altri aspetti della vita (concentrazione, difficoltà a godere la vita, ecc.)
- Resiliente: resistenza all’impatto dell’evento (che non vuol dire assenza di sofferenza) e mantenimento di buon adattamento e funzionalità generale
Altre conseguenze si verificano spesso nella vita familiare; vi è spesso una difficoltà, anche forte, a riorganizzarsi nel ‘dopo evento’ e ad affrontare i passaggi successivi del ciclo vitale.
Il momento di frattura tra il ‘prima’ e il ‘dopo’ creato dall’evento (perdita, trauma) porta con sé anche un potenziale che possiamo definire ‘trasformativo’; spesso il proprio mondo interiore e il mondo relazionale debbono essere ripensati, modificati per includere l’evento e il suo significato per la propria vita a livello esistenziale, psicologico e relazionale.
Il contatto con la morte in generale, e quella traumatica in modo clamoroso, suscita domande che hanno un potenziale trasformativo per la nostra vita: perché è successo? Perché a me? Perché al mio caro? Che senso ha vivere? Che senso ha la morte? Come posso trovare un motivo per vivere da ora in poi?
Proprio in questa interpretazione dell’evento della morte risulta come mancante di un senso apparente, si inserisce il concetto di “triade tragica”: colpa, sofferenza e morte (Frankl, 1973). Nessun evento è privo di significato, quindi anche quegli elementi che sembrano essere negativi possono essere trasformati in una conquista. La “triade tragica” dell’esistenza umana è centrale in Frankl, infatti la morte in quest’ottica è “preziosa” per comprendere il significato della propria esistenza, un’occasione per incontrare la sua “volontà di significato”.
Molte persone in seguito ad una perdita o un trauma trasformano sé e la propria vita in un modo che ritengono positivo: gli studiosi hanno definito questa trasformazione ‘Crescita post-traumatica’. Essa consiste in trasformazioni positive riguardo alla percezione di sé (ad esempio: sentirsi più forti e capaci rispetto a prima dell’evento), alla relazione con gli altri (ad esempio: aprirsi maggiormente sui propri sentimenti e vissuti in seguito all’evento), alla propria filosofia di vita (ad esempio: apprezzare maggiormente la vita, aver sviluppato nuove capacità e ruoli, aver sviluppato la dimensione spirituale).
Per molte persone questo processo di trasformazione può essere lungo e difficile, per alcune persone può non avviarsi e comportare una stagnazione nel dolore o nella sofferenza somatica che diventa sterile.
La nostra associazione vuole offrire un sostegno a coloro che vogliono prendersi cura di questo processo trasformativo, che parte dall’accogliere il dolore e prosegue con la sua trasformazione in un motore di crescita e cambiamento.
A questo scopo offriamo:
- Consulenza gratuita (10 incontri + follow-up) alla quale può seguire, se necessario, l’invio a gruppi di Mutuo Aiuto, psicoterapia breve mirata (in strutture gratuite pubbliche e private; ad esempio i centri CEPI, psicoterapia specifica per lutto complicato;
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