Convegno: “Disturbo da lutto persistente complicato. Quadro clinico e strumenti diagnostici”

Convegno: “Disturbo da lutto persistente complicato. Quadro clinico e strumenti diagnostici”.

Roma, Università pontificia Salesiana, 27 febbraio 2016.

Tratto da: De Luca M. L., (2016), “Convegno: Disturbo da lutto persistente complicato. Quadro clinico e strumenti diagnostici”, in «Psicobiettivo », Convegni, vol.XXXVI, 1-2016, 178-181

L’idea del convegno ha preso le mosse dalla pubblicazione, a cura di un gruppo di lavoro dell’associazione “Lutto e Crescita – Grief and Growth” dell’adattamento italiano del questionario PG-13 (De Luca, Tineri, et al., 2015) di Holly Prigerson e coll. Volevamo valorizzare questo strumento e presentarlo ai colleghi che lavorano con le persone che affrontano un lutto ma allo stesso tempo creare un momento di riflessione sul lutto normale e complicato di più ampio respiro.

Da molti anni eminenti studiosi si confrontano sui criteri che possano validamente definire una forma di lutto patologica e il dibattito si molto acceso attorno alla proposta di una categoria per il lutto complicato, o prolungato nel DSM-5 (per una sintesi del dibattito: De Luca, 2013). Tale categoria è stata definita “disturbo da lutto persistente complicato” ma inserita nella Sezione III del DSM-5, tra le condizioni che necessitano di ulteriori studi, e ciò riflette la necessità di continuare a riflettere sul costrutto e a definire in modo affidabile il continuum normalità-patologia in questo ambito particolarmente complesso.

Nel definire la struttura del convegno abbiamo cercato di rispettare questa complessità: non solo presentare il questionario, discutere dei pro e contro dell’introduzione della nuova categoria diagnostica e della sua potenziale utilità in alcuni ambiti applicativi specifici (ambito giuridico, ambito delle cure palliative, ambito psicoterapeutico) ma anche riflettere sulla Death Education e sulla prevenzione.

Cercherò ora di dare una sintesi dei principali aspetti toccati nelle varie relazioni presentate.

I lavori sono stati aperti dalla mia relazione “Il disturbo da lutto persistente complicato nel DSM-5: vantaggi e limiti dell’introduzione del costrutto” nella quale ho ricostruito i filoni di studio principali che hanno contribuito alla definizione della nuova categoria diagnostica. È infatti grazie al lavoro del gruppo della Prigerson (che sottolinea gli aspetti del lutto complicato che sono paragonabili ad un disturbo dell’attaccamento), del gruppo di Horowitz (che evidenzia gli aspetti post traumatici nel lutto complicato) e dai contributi del gruppo della Shear, che è stato possibile identificare criteri diagnostici affidabili. Molte e aspre polemiche hanno preceduto e seguito l’introduzione di questo disturbo; le critiche sono state di due tipi: radicali, quali quelle di Frances (2012) che contestano la manovra di medicalizzazione del lutto a vantaggio delle case farmaceutiche, anche grazie all’aumento delle diagnosi di depressione in seguito all’eliminazione del criterio di esclusione del lutto; circoscritte, relative alla affidabilità dei singoli criteri e alla scelta dei limiti temporali per la diagnosi. Sono stati anche evidenziati i possibili vantaggi conseguenti alla proposta di questa nuovo quadro clinico, in particolare: la possibilità di chiarire i fattori predittivi e il conseguente sviluppo di interventi preventivi e lo sviluppo del dibattito scientifico e della ricerca a partire da un quadro clinico definito.

Il Dott. Antonio Palummieri con la sua relazione “Il PG-13: lo strumento e le caratteristiche psicometriche” ha dato ai partecipanti tutte le informazioni sullo strumento PG-13 (Prolonged Grief), creato dal gruppo della Prigerson dall’evoluzione di strumenti precedenti (Prigerson & Maciejewski, 2008), adattato e validato in italiano (De Luca, et al., 2015) anche grazie al rilevante contributo statistico e metodologico del Dott. Palummieri. Lo strumento, che presenta una struttura fattoriale ad un unico fattore, ha dimostrato di avere buona consistenza interna (α di Cronbach pari a .93) e una sostanziale coerenza con i criteri per il disturbo da lutto persistente prolungato del DSM-5.

Grazie al contributo della Professoressa Grazia Attili, dell’Università La Sapienza di Roma, intitolato“Attaccamento e lutto complicato”, abbiamo avuto modo di riflettere su una delle principali variabili individuali che aumentano o attenuano il rischio di sviluppare un disturbo da lutto persistente prolungato: il pattern di attaccamento sviluppato nell’infanzia e con la persona perduta. La relazione ha ripercorso le tappe fondamentali dello sviluppo della teoria dell’attaccamento focalizzando gli aspetti specifici relativi alla funzione del lutto sano ed evidenziando come l’attaccamento ambivalente e disorganizzato siano fattori di rischio specifici per il lutto persistente prolungato mentre l’attaccamento evitante sia alla base del ‘lutto negato’ a livello conscio.

La professoressa Ines Testoni, direttrice del Master in Death Studies and End of Life dell’Università di Padova è stata una presenza particolarmente stimolante: ha presentato una prima relazione dal titolo “Death education: educare alla mortalità” dove a tracciato le radici storico-filosofiche e la funzione preventiva della moderna death education, mentre in un secondo contributo, ha presentato alcune esperienze di death education realizzate nelle scuole e oggetto di ricerca (della quale sono stati presentati i primi, interessanti, dati). Per molti dei partecipanti al convegno è stato il primo incontro con la death education e un’occasione preziosa per scoprire il modo in cui essa può sviluppare strategie di coping positivo, consapevolezza e resilienza emotiva nel fronteggiare perdite significative. In questa stessa area il Professor Zbigniew Formella, dell’Università Pontificia Salesiana ha presentato una relazione dal titolo: “Death education: ambiti educativi specifici” nella quale ha trattato, oltre ai temi generali della death education, la cornice filosofica e pedagogica che definisce il ruolo, le capacità comunicative e i compiti dell’educatore che accompagna un bambino o un adolescente gravemente malato. Nella sua seconda relazione ha fornito preziose indicazioni pratiche su come condurre comunicazioni efficaci con i piccoli pazienti malati gravi o terminali.

Il contributo della Dott.ssa Camilla Gossetti, “Il disturbo da lutto complicato e il PG-13 nella psicologia giuridica”, ha permesso ai partecipanti di riflettere sulle problematiche diagnostiche relative al lutto patologico in ambito forense, evidenziando attraverso il resoconto di un caso complesso, come il questionario PG-13 sia stato utilizzato nella consulenza tecnica e come possa essere un valido supporto alla diagnosi.

L’ambito psicoterapeutico è stato affrontato da me insieme alla Prof.ssa Cinzia Messana, dell’Università Pontificia Salesiana, con un contributo dal titolo: “La ‘Grief & Growth Therapy’: un intervento per la prevenzione del lutto complicato”. Il nostro focus è stato descrivere i riferimenti teorici alla base e la struttura del modello di intervento breve (dieci sedute) che stiamo sviluppando nel nostro gruppo di lavoro e che mira a prevenire lo sviluppo del disturbo da lutlo persistente complicato (De Luca, Greco et al., 2015). I primi casi seguiti secondo il modello mostrano risultati incoraggianti: le rilevazioni (incluso l’uso del PG-13) fatte all’inizio dell’intervento e all’incontro di follow-up mostrano significativa riduzione dei sintomi e sviluppo delle dimensioni legate al coping positivo.

L’ultima relazione. A cura del Dott. Marco Tineri e della Dott.ssa Sara Purificato, “La prevenzione del lutto complicato nell’ambito delle cure palliative”, dopo aver definito le caratteristiche e gli obiettivi delle cure palliative, si è incentrata sia sulla prevenzione del lutto patologico che si attua nel lavoro sul lutto anticipatorio svolto con la famiglia del morente sia sul lavoro che si svolge dopo il decesso. Anche in questo ambito è stato evidenziato il contributo che il PG-13 può dare in fase di assessment; è stata proprio la rivista della Società Italiana di cure Palliative a pubblicare l’articolo di adattamento e validazione italiana del PG-13.

La numerosa presenza, specialmente di giovani studenti di psicologia e specializzandi in psicoterapia, la loro partecipazione attiva, e la gratitudine che ci è stata espressa per esserci dedicati a questo tema con un così ampio respiro ci ha incoraggiati a proseguire su questa strada con entusiasmo.

Il convegno è stato organizzato dall’Associazione “Lutto e Crescita – Grief and Growth” con il patrocinio dell’Istituto di Psicologia dell’Università Salesiana di Roma, della Scuola Superiore in Psicologia Clinica dell’IFREP, Del Master Death Studies & End of Life dell’Università di Padova, Della Società Italiana di Cure Palliative e dell’Ordine degli Psicologi del Lazio.

Bibliografia citata

– De Luca, M. L., Greco R., Slavic, E., Messana, C., Altomonte A., Tineri, M., Grossi, G., Gossetti, C. (2015). The “Grief & Growth Therapy” in a Transactional Analysis framework: the results of a preliminary study, EATA CONFERENCE 2015, Book of Abstract, (p.38).Padova: CLEUP.

– De Luca M. L., Tineri M., Zaccarello G., Grossi G., Altomonte A., Slavic E., Palummieri A., Greco R. (2015). Adattamento e validazione del questionario “PG-13” prolonged grief nel contesto italiano. Rivista Italiana di Cure palliative, XVII (2), 1-9.

– De Luca, M. L. (2013). Il Lutto Complicato è complicato: il controverso inserimento del Disturbo da lutto persistente complicato nel DSM-5. Psicologia, Psicoterapia e Salute, Vol.19, N° 3, 145-171.

– Frances, A. (2013). Last Plea to DSM 5: save Grief From the Drug Companies. Let us respect the dignity of love and loss. Consultato il 30 Marzo 2013 da http://www.psychologytoday.com/blog/dsm5-in-distress/201301/last-plea-dsm-5-save-grief-the-drug-companies.

– Prigerson, H., Maciejewski, P. (2008). Prolonged Grief Disorder (PG-13) scale. Boston, MA: Dana-Faber Cancer Institute.

– Testoni, I. (2015). L’ultima nascita. Psicologia del morire e Death Education. Torino: Bollati Boringhieri editore.

Maria Luisa De Luca

Psicologa, Psicoterapeuta, docente stabilizzato all’Università Pontificia Salesiana a Roma (cattedra di Psicopatologia), Analista Transazionale Didatta e Supervisore, docente nelle scuole di specializzazione SSPC-IFREP, SSSPC-UPS e SSPIG (www.irpir.it)

E-mail: deluca@unisal.it

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